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Conversione del rapporto a tempo indeterminato dopo cinque anni dalla cessazione

L’assunzione scatta a cinque anni dalla scadenza del contratto a termine. La Cassazione ritiene che l’inerzia del lavoratore non conta e la liquidazione tacitamente incassata non implica la risoluzione per mutuo consenso.

Il lavoratore accetta "senza riserve" il Tfr allo scadere del contratto a tempo determinato e per i seguenti cinque anni non avanza alcuna rivendicazione? Per la Cassazione questo non denota necessariamente la volontà di sciogliere consensualmente il rapporto.

In caso di termine illegittimamente apposto dunque...
... può scattare l’assunzione a tempo indeterminato anche dopo cinque anni dalla cessazione del rapporto. È quanto ha stabilito la Cassazione con l’ordinanza 2048/15.

Nel caso specifico i giudici accolgono il ricorso di un lavoratore contro la decisione di merito. La Corte d’appello di Roma, confermando la sentenza dei primi giudici, rilevava che tra datore e prestatore d’opera c’era stata una risoluzione consensuale del rapporto, considerato che il ricorrente non aveva avanzato per cinque anni, dalla cessazione del rapporto, alcuna rivendicazione. Si riteneva dunque che l’atteggiamento lasciasse intendere una dichiarazione risolutoria. La Cassazione, invece, ritiene che il ricorso del dipendente sia fondato in quanto non basta l'inerzia del lavoratore e nemmeno l'accettazione del tfr per configurare una risoluzione consensuale ma «è necessario che sia accertata una chiara e certa comune volontà delle parti medesime di porre definitivamente fine ad ogni rapporto lavorativo».
La Corte suprema, pertanto, rinvia alla Corte d’appello in diversa composizione.

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